Perché America e Cina vinceranno e l’Europa perderà

 

Di Carlo Pelanda (17-3-2009)

 

I recenti dati di impatto mostrano che la forza distruttiva della crisi non spaccherà il sistema globale. Nei prossimi mesi aumenterà la disoccupazione in America ed Europa, le banche saranno colpite da nuove insolvenze da recessione, ma il sistema globale terrà. In particolare, resterà intatto il suo centro formato dalla simbiosi economica tra America e Cina. Anche nel picco corrente di crisi la seconda tiene elevati l’export verso la prima ed il correlato finanziamento del suo debito. Internamente America e Cina sono colpite, ma non al punto da perdere coerenza e dover cambiare il modello economico. Per lo scenarista tale tenuta sia tecnica sia politica del G2 significa che la probabilità di catastrofe globale si riduce, pur ancora non potendola escludere per il rischio crescente di protezionismo e destabilizzazione dei cambi, mentre quella di ripresa aumenta. Una ripresa, soprattutto, che porterà alla ricostruzione del capitalismo finanziarizzato esattamente come era, solo con un po’ meno di abbondanza del capitale a leva. Questo perché la forma del mercato è decisa da chi ha il potere imperiale. Poiché l’America lo mantiene in combinazione con la Cina ed ambedue vogliono un massimo di libertà economica e finanziaria, il sistema mondiale verrà configurato di conseguenza, in continuità. Cosa implica per l’Europa?

Se il gioco del capitalismo riprende saranno vincenti le società che più scaricano responsabilità sull’individuo, costringendolo all’attivismo, e perdenti quelle assistenziali con individui passivizzati. Quindi vinceranno America - Obama  ha fatto qualcosina di sinistra, ma senza cambiare il modello liberista – e Cina, Europa socialista e Russia statalista perderanno, Giappone a metà.  Ciò porterà l’Europa ad una crisi competitiva  ed alla ininfluenza strategica in fase di ripresa economica globale e dopo. In sintesi, vi sarà la continuazione delle tendenze in atto dai primi anni ’90. In caso di catastrofe globale la probabilità dell’Europa socialista di emergere come impero era elevata perché si proponeva isola di stabilità nel caos. Forse per questo i suoi leader hanno evocato la discontinuità, con appelli per la rifondazione del capitalismo via nuove regole globali. Tale progetto di Merkel, Sarkozy e Tremonti è fallito. Lo si è visto nel G20 preparatorio quando l’America lo ha ridicolizzato ribattendo agli europei di tirare fuori prima i soldi e poi le regole. Le regole future saranno decise dal G2 sino americano e globalizzate da un Fmi potenziato e multilateralizzato, cioè dove gli europei conteranno meno. L’Europa sarà a rischio più nella ripresa che nella crisi.        

Carlo Pelanda